Il volume, l'undicesimo pubblicato nella collezione "Buhardilla Vaticana", ripercorre la storia segreta dell'ETA, l'organizzazione separatista basca sorta nel 1959 e della lotta intrapresa contro il governo spagnolo in nome dell'indipendenza delle province basche dal governo centrale.
Nata sotto la spinta di rivendicazioni nazionalistiche e come reazione al regime duramente repressivo del franchismo, anche dopo la concessione di una maggiore autonomia politico-amministrativa e linguistica, alla fine della dittatura non ha abbandonato la lotta armata, proseguendo in una campagna terroristica tra le più violente e , rispetto agli altri gruppi terroristici europei, pari per durata forse solamente a quella dell'IRA..
L'autore, per il quale il percorso storico dell'ETA rappresenta un crudele esempio di come il sentimento idealmente puro per la preservazione di una cultura possa condurre a una lotta sanguinaria oggi non più giustificabile, afferma più volte nel corso dell'opera di aver voluto compiere un'analisi approfondita e imparziale, senza particolari fini accusatori, finalizzata a fornire gli strumenti più obiettivi per un giudizio distaccato sull'organizzazione, prendendo in esame gli anni dalla sua nascita e dalle sue prime azioni rivoluzionarie fino alle fasi più drammaticamente feroci e incontrollate.
In realtà, Baeza insiste ripetutamente sull'appoggio forte fornito dalla Chiesa e dal clero baschi al movimento che, nato per ottenere l'indipendenza, si è trasformato nel tempo in una sempre più pericolosa e diabolica macchina da guerra.
Agli inizi, secondo la ricostruzione del giornalista, gli etarras trovarono rifugio certo nei conventi e nei seminari e la collaborazione dei religiosi offrì all'ETA la possibilità di servirsi di una infrastruttura eccezionale (il titolo del libro si riferisce a queste prime ‘protezioni ecclesiastiche').
La storia del movimento rivoluzionario procede strettamente connessa alle vicende politiche del Paese e, iniziando dai primi teorici politico-cattolici come il basco Sabino Arana, che si distinse per il radicalismo conservatore e xenofobo delle sue tesi circa la purezza della razza basca, della sua lingua, dei suoi costumi, va via via percorrendo le tappe della sua crescita e della sua diffusione, dalla formazione di un gruppo di giovani, nel 1951, denominato EKIN, nucleo embrionale dell'Euskadi Ta Akatasuna, alla nascita ufficiale dell'organizzazione, risalente al 1959.
E così, di seguito, vengono ricordati i primi sabotaggi, gli arresti, le rappresaglie, le torture, i finanziamenti alla lotta armata ottenuti, oltre che con i contributi volontari della popolazione basca, con l'imposizione di una tassa rivoluzionaria e con i proventi dei sequestri e delle rapine, la preoccupata consapevolezza del governo sempre più convinto della trasformazione della questione basca in un difficile e complesso problema sociale.
La ricostruzione è scandita dalla narrazione di avvenimenti sempre più incalzanti, la descrizione delle ripetute azioni terroristiche del movimento si contrappone a quella dei primi processi, delle torture e delle esecuzioni degli stessi etarras.
Nel 1968, l'inizio di una fase drammatica, in un contesto storico assai delicato e travagliato, con un crescendo dell'estremismo radicale e, ancora, gli omicidi, le rappresaglie,le prime azioni repressive del SECED, i retroscena dell'operazione 'Ogro' con l'esecuzione di Carrero Blanco, la scissione dei gruppi dissidenti e le ripetute divisioni interne, le dure repressioni e la nascita delle speciali unità antiterrorismo, i drammatici processi di Burgos ai militanti dell'organizzazione, la nascita del GAL, gruppo terroristico antieta, i legami internazionali, la guerra sucia tra gli etarra e i membri della polizia spagnola.
L'autore, che reputa un grave errore storico l'aver ritenuto la nascita dell'ETA solamente una reazione al franchismo, compiendo una rivisitazione della sua storia negli anni della dittatura e in quelli successivi alla morte del Caudillo, quando al lungo processo di democratizzazione avviato dopo anni di clandestinità e di repressioni si contrappose paradossalmente una recrudescenza degli episodi terroristici, offre un documento ricchissimo di notizie, incentrando il suo interesse sulle precise e dirette responsabilità della chiesa basca.
Egli sostiene di aver condotto il suo lavoro di ricerca con il massimo impegno attraverso una ricostruzione capillare e dettagliata di circostanze e di avvenimenti rimasti sconosciuti per anni, proponendosi la giusta collocazione storica di un problema complesso e ancora oggi difficile da comprendere.
E il richiamo al proprio diligente e appassionato impegno appare troppo solennemente ripetuto nel corso del libro.
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